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Allattamento

rokkina
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Allattamento

Messaggio da rokkina »

Il modo più semplice, più naturale e insieme più completo di nutrire il bebè è rappresentato dall’allattamento al seno. Tutti gli studi scientifici concordano nell’affermare che il latte materno è il più adatto al neonato, in quanto contiene tutte le sostanze nutritive necessarie nelle giuste proporzioni e nella forma più assimilabile. Inoltre è dimostrato che rafforza il sistema immunitario del piccolo proteggendolo da virus e batteri e riducendo il rischio di allergie. E’ ovviamente importante anche imparare ad attaccare il bebè in modo corretto, a trovare la posizione più comoda e a scegliere se allattare a orari fissi o a richiesta. Nel caso, però, la neomamma non possa, per qualsiasi motivo, allattare al seno, non deve sentirsi in colpa, perché può ricorrere senza problemi al cosiddetto latte artificiale. Si tratta infatti di latte formulato (di vari tipi) che non solo nutre adeguatamente il neonato, ma lo protegge anche da infezioni e allergie.
rokkina
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Re: Allattamento

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Il latte materno è l’alimento ideale
Non c’è alimento migliore per il neonato del latte della mamma: apporta tutte le sostanze essenziali che gli assicurano un’ottima crescita e garantisce importanti fattori protettivi in grado di influire in modo positivo sulla sua salute
Il latte materno è l’alimento completo per eccellenza. Fornisce al piccolo la quantità di liquidi necessari per il suo fabbisogno, essendo costituito per l’87 per cento da acqua. Nel latte sono, poi, contenuti gli zuccheri, indispensabili per fornire al neonato le energie necessarie per ogni attività dell’organismo (basti pensare che, per esempio, il cervello, triplica il suo peso nel primo anno di vita) e le proteine, fondamentali per la crescita degli organi del bambino. Nel latte materno sono, inoltre presenti grassi, vitamine e sali minerali in una composizione equilibrata e bilanciata per le specifiche esigenze del piccolo. Attraverso il latte, il neonato riceve, infine gli anticorpi materni: queste sostanze proteggono il bambino nei primi mesi di vita dalle malattie più comuni. È stato inoltre dimostrato che i bebè allattati al seno hanno meno probabilità di sviluppare in seguito un’allergia.

Si modifica nel tempo

Il latte materno non ha mai la stessa composizione: per adeguarsi alle necessità di crescita del piccolo, la sua formula si modifica nel tempo. Nei primi giorni di vita del bambino, il seno produce il colostro, un liquido denso e giallastro, che rappresenta il primo nutrimento per il neonato. Il colostro ha anche un effetto lassativo, aiutando il bambino a eliminare le prime feci (meconio), contribuisce all’espulsione dell’eccesso di bilirubina (una sostanza di scarto), prevenendo così l’ittero (un disturbo caratterizzato dalla colorazione giallastra della pelle e della sclera, il bianco dell’occhio). Il colostro contiene anticorpi (le immunoglobuline A o IgA) che difendono il piccolo dall’aggressione di virus e batteri. Dopo la prima settimana di allattamento, il colostro cambia gradualmente la propria composizione per lasciare posto al cosiddetto latte di transizione, meno ricco di proteine, ma più carico di zuccheri. A due settimane dalla nascita, il seno materno è pronto per produrre il latte maturo dall’aspetto acquoso: si tratta di un alimento dalla composizione equilibrata che garantisce al bambino, sino al sesto mese di vita, il nutrimento adeguato.
rokkina
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Re: Allattamento

Messaggio da rokkina »

Colostro e montata lattea durante l’allattamento dei primi giorni
Il latte materno rappresenta l’alimento migliore per il neonato ed è preceduto dalla produzione di colostro. Ecco come favorire la montata lattea
Il colostro

Nei primi giorni di vita, il bambino succhia il colostro, un liquido denso e giallognolo. Dal seno ne sgorga poco, ma è sufficiente per il piccolo. Infatti, rispetto al latte vero e proprio è più ricco di proteine e sali minerali ma contiene una quantità inferiore di zuccheri e grassi, quindi è anche più digeribile. È perfetto nei primi giorni di vita, quando il piccolo tende a perdere liquidi e a disidratarsi.Inoltre, le proteine contenute nel colostro forniscono al bebè particolari anticorpi (le immunoglobine A e IgA), sostanze di difesa che vanno a rivestire le pareti intestinali proteggendole dall’aggressione di germi e virus.

La montata lattea

Verso il terzo-quarto giorno il colostro cambia aspetto: schiarisce e diventa grasso e cremoso. È il cosiddetto latte di transizione. Serve ad abituare gradatamente il piccolo al latte definitivo che arriverà nel giro di qualche giorno. È questa la cosiddetta fase della “montata lattea”: i seni divengono turgidi, congestionati, caldi e spesso dolenti. Si può anche verificare un aumento della temperatura corporea. Questo fenomeno avviene in genere dopo 3-5 giorni dal parto (a volte però tarda di qualche giorno). Il latte comincia a essere prodotto abbondantemente e spesso anche in dosi superiori al fabbisogno del bambino. Alla base del meccanismo biologico che determinna il fenomeno della “montata lattea” e il mantenimento della produzione di latte c’è l’abbassamento di livello dopo il parto di alcuni ormoni presenti in gravidanza che inibiscono la funzione di stimolo alla produzione del latte svolta da un ormone secreto dall’ipofisi (prolattina). Con la suzione il neonato provoca un riflesso nervoso che assicura una continua e abbondante produzione di questo ormone, che insieme soprattutto all’ossitocina, favorisce il passaggio del latte dal tessuto ghiandolare ai dotti galattofori (i sottili canalini che portano il latte al capezzolo). Le dimensioni del seno non influiscono affatto sul verificarsi o meno di una produzione adeguata: anche un seno piccolo è in grado di produrre una quantità di latte sufficiente per il bambino.

Il latte maturo

Dopo circa 10 giorni il seno materno inizia a produrre il latte vero e proprio, fluido e dal sapore piuttosto dolce. Questo latte offre al piccolo tutto il nutrimento di cui ha bisogno e nel modo più equilibrato. Da questo momento in poi, sarà la richiesta del bambino stesso a regolare la formazione e l’afflusso di latte. La quantità prodotta ogni giorno aumenta progressivamente per il primo mese per poi attestarsi tra il secondo e il sesto mese fra i 600 e i 900 grammi nelle 24 ore.
rokkina
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Re: Allattamento

Messaggio da rokkina »

Attaccare il bebè subito dopo il parto

Tutte le donne hanno la possibilità di allattare il proprio figlio al seno, purché venga assicurato l’attaccamento precoce del neonato, libero da schemi e orari costrittivi. Lo stimolo che determina la montata lattea è soprattutto la suzione precoce e frequente del neonato: più il piccolo succhia, più è stimolata la produzione di latte. Conviene quindi attaccare il neonato al seno il più presto possibile, se le circostanze lo consentono, anche nella prima ora di vita. A seguito della suzione del bambino, infatti, si attiva il riflesso di produzione di latte per azione della prolattina: più il bambino succhia, più prolattina è prodotta dal cervello della mamma e più latte viene prodotto. Inoltre il piccolo succhiando attiva la produzione dell’ossitocina, un altro ormone che provoca la contrazione delle cellule muscolari, che avvolgono le ghiandole mammarie, e la dilatazione dei canali galattofori, che portano il latte al capezzolo.

Controllare la presa

Durante la poppata è importante che il neonato afferri non solo il capezzolo ma anche l’areola (la parte scura che lo circonda). Il mento va appoggiato al seno e la testa del bimbo è rivolta all’insù per permettergli di respirare senza dover schiacciare il seno con le dita. Anche il corpo del neonato è allineato con la testa, con il sederino ben sostenuto per evitare che scivoli verso il basso, causando dolorose trazioni al capezzolo. Un attaccamento inadeguato, invece, può dare origine a capezzoli dolenti e ragadi (dolorosi taglietti intorno al capezzolo), ingorgo mammario (perché il seno non viene ben svuotato), insoddisfazione del bambino che non riesce a succhiare adeguatamente, e, in ultima analisi, minor produzione di latte. Occorre poi attaccare sempre il piccolo a entrambi i seni, in modo da stimolare tutte e due le ghiandole mammarie allo stesso modo. Per i primi giorni, poi, bisogna fare attenzione a non lasciare che il bambino succhi per più di cinque minuti per parte. I capezzoli, infatti, sono fragili e soggetti a ragadi. Questo tempo è, comunque, sufficiente al bebè per nutrirsi. In seguito, quando la pelle si è rafforzata, si può offrire il seno al piccolo per tutto il tempo che desidera.

Evitare lo stress

La diminuzione o la scomparsa del latte può avvenire anche a causa di emozioni violente o stress psicologici. È, quindi, importante che la donna stia tranquilla, dorma a sufficienza, conduca una vita il più possibile concentrata sul bambino. È meglio accantonare per quanto possibile tutte le altre faccende, come i lavori di casa e gli impegni professionali. È bene, poi, che la mamma faccia un riposino tra una poppata e l’altra, per recuperare le forze. Quando la madre è stressata, il riflesso di emissione del latte può essere inibito. Il relax, l’affetto, la sicurezza in sé sono invece condizioni che favoriscono l’allattamento.
raggiodiluce
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Re: Allattamento

Messaggio da raggiodiluce »

Il latte materno per i neonati prematuri
Grazie alle banche del latte, è possibile attingere a speciali “depositi” oppure donare il prezioso nutrimento per i piccoli più bisognosi, come i prematuri
Il latte umano contiene tutti i nutrienti e anticorpi essenziali per lo sviluppo dei neonati, specialmente di quelli nati prima del termine. Questo eccellente alimento risulta, inoltre, fondamentale anche per i bimbi ricoverati in ospedale, affetti da particolari malattie per cui non possono essere allattati dal seno della loro mamma.

Una risorsa speciale

Sono circa 50.000 i bambini prematuri che nascono ogni anno in Italia: di questi circa 5.000 hanno alla nascita un peso inferiore a 1,5 kg e 1.000 inferiore al chilo. Questi bambini risultano particolarmente suscettibili alle malattie infettive del tratto gastrointestinale. Proprio per questi bambini il latte materno assume un valore non solo nutrizionale ma anche “di difesa” dalle malattie ancora più significativo. Le ricerche scientifiche dimostrano, infatti, che il latte umano ha, in alcune situazioni, delle vere e proprie proprietà terapeutiche, riuscendo addirittura ad abbassare il rischio di infezioni e serie malattie. Per questo, le sostanze nutrienti contenute nel latte umano contribuiscono ad aumentare la resistenza e la vitalità dei neonati prematuri.

Sostituisce quello della mamma

Dare alla luce un piccolo prematuro rappresenta spesso un momento di stress per i genitori, che si preoccupano anzitutto della sua salute. In queste situazioni difficili il latte umano donato rappresenta una valida alternativa: aiuta il neonato a svilupparsi in maniera ottimale rassicurando, nel contempo, i genitori sul fatto che si stia facendo ricorso al migliore sostituto del latte materno, in caso questo non sia disponibile. La raccolta del latte in banche, quindi, diventa indispensabile nel momento in cui i bambini hanno bisogno di essere nutriti con questo alimento.

Ogni goccia è importante

Non ci sono regole prestabilite sulla quantità di latte da donare: si dona, molto semplicemente, la quantità che è possibile e per tutto il tempo che lo si desidera. La quota di latte donato varia, dunque, da mamma a mamma anche in relazione alla fase di allattamento. Tuttavia, è importante ricordare che per questo tipo di donazione davvero “basta il gesto”, se si pensa che anche piccole quantità di latte sono estremamente utili per i neonati pretermine che spesso iniziano ad alimentarsi con meno di 20 cc al giorno! Per le speciali caratteristiche nutrizionali e protettive del latte, è preferibile che la donazione abbia inizio il prima possibile dopo il parto o comunque entro il primo mese dopo la nascita del bambino, una volta cioè che l’allattamento al seno si è avviato con successo dopo le prime settimane. In genere, sono consigliate raccolte protratte e regolari, come l’estrazione una o più volte al giorno, anche se la quantità di latte non è particolarmente abbondante. Molte mamme preferiscono raccogliere il latte dopo la poppata del proprio bambino: tale pratica, favorendo lo svuotamento completo dei seni, si rivela al tempo stesso anche un valido stimolo per la successiva produzione di latte. Questo perché la produzione di latte si regola su uno speciale meccanismo di domanda e offerta: più latte, cioè, viene richiesto, più ne viene prodotto.
raggiodiluce
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Re: Allattamento

Messaggio da raggiodiluce »

Guida alle poppate – Le indicazioni dell’Oms
Anche se sull’allattamento non esistono regole assolute, ecco alcune raccomandazioni suggerite dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità)

Avviare l’allattamento al seno nella prima ora di vita del bebè: questa indicazione significa che è importante, per un buon avvio dell’allattamento, creare già nella prima ora di vita le condizioni perché questo avvenga, ma senza forzare. I bambini hanno un comportamento che si manifesta in un tempo variabile, per cui alcuni si orientano verso il seno già nella prima mezz’ora di vita, altri invece hanno bisogno di un tempo maggiore;
mostrare alle mamme come allattare e mantenere la produzione di latte anche nel caso in cui vengano momentaneamente separate dai neonati (per esempio, per un problema di salute): in tal caso bisognerà estrarre il latte con un apparecchio, il tiralatte, per continuare a stimolare la ghiandola mammaria alla lattazione;
evitare l’uso del latte artificiale, a meno che non sia davvero necessario;
vietare la pubblicità dei latti artificiali negli ospedali;
favorire il rooming in, cioè la possibilità per il neonato di stare nella stessa stanza della mamma nei primi giorni di vita: in questo modo, è più facile attaccare il bebè al seno ogni volta che lo richiede;
incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta, cioè la possibilità per il piccolo di attaccarsi al seno ogni volta che ha fame e non a orari rigidi;
promuovere l’allattamento esclusivo al seno fino al sesto mese: questo vuol dire che, in condizioni di benessere della mamma e del bimbo, il piccolo trae solo vantaggi dall’allattamento al seno fino ai sei mesi;
introdurre alimenti diversi dal latte dai sei mesi: intorno a questa età, il latte materno non è più sufficiente dal punto di vista nutrizionale per il bambino e inizia a essere inadeguato sotto il profilo dell’apporto di ferro. Il fatto che sia arrivato il momento di integrare l’alimentazione del piccolo con nuovi cibi non significa, però interrompere le poppate al seno, che, anzi, possono proseguire fino all’anno.
habena
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Re: Allattamento

Messaggio da habena »

Guida alle poppate: consigli e vantaggi per il neonato
Ecco tutto quello che c'è da sapere, dalla durata alla frequenza, per allattare al seno senza problemi, nel rispetto delle esigenze del bimbo e della mamma
Consigli e vantaggi per il bebè

Il latte materno è il nutrimento migliore

Tutti gli studi scientifici, oltreché l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), sono concordi nell’affermare che il latte materno sia l’alimento più indicato per il neonato, in quanto contiene tutte le sostanze nutritive (grassi, proteine, zuccheri, vitamine e sali minerali) nelle giuste proporzioni per le esigenze di crescita del piccolo ed è facilmente assimilabile dal suo apparato digerente. Il latte materno, poi, grazie al suo ricco contenuto di anticorpi, cioè fattori di difesa, rafforza il sistema immunitario del bebè, proteggendolo dall’attacco di virus e batteri. È dimostrato, poi, che il bimbo allattato al seno è meno soggetto al rischio di allergie, in quanto le sostanze fornitegli attraverso il latte abituano il suo organismo ad avere una risposta di difesa più efficace di fronte agli agenti esterni. Inoltre, l’allattamento al seno previene il rischio di obesità nell’età adulta: sia perché c’è un più bilanciato apporto di nutrienti, sia perché induce il neonato ad autoregolamentarsi, poiché si abitua a mangiare solo ciò che gli serve. Infine, allattare in modo esclusivo al seno consente una straordinaria opportunità di interazioni psicologiche tra la mamma e il bambino che lo stesso atto del nutrire produce.

Due metodi diversi

Si tratta di uno degli interrogativi che si pongono le neomamme che allattano: secondo le ultime tendenze, l’allattamento al seno a richiesta permetterebbe al bimbo di nutrirsi in modo adeguato e preciso, in base ai suoi fabbisogni. Ma ci sono anche scuole di pensiero differenti, secondo cui l’allattamento a richiesta renderebbe troppo dipendenti uno dall’altro la mamma e il bebè. In realtà, non è possibile decidere a priori quale metodo di allattamento al seno seguire: la soluzione migliore è quella che ogni mamma riesce a trovare con il bambino, perché è frutto di una conoscenza reciproca che porta a capire il reale bisogno del piccolo. Per decidere con serenità, è utile valutare con attenzione i pro e i contro di ogni metodo in base al carattere e ai bisogni del bambino.

1 A richiesta

È adatto a bimbi “autonomi” che cercano il seno della mamma solo quando hanno fame. Consiste nell’attaccare il piccolo al capezzolo non secondo orari prestabiliti, ma ogni volta che egli lo richiede. Questo metodo presenta diversi vantaggi, tra cui quello di adeguarsi meglio alle esigenze nutritive del bebè e di consentire un continuo e adeguato svuotamento delle mammelle. Inoltre, prolunga l’allattamento nel tempo ed evita di dover conteggiare il numero dei pasti e l’intervallo che intercorre tra una poppata e l’altra. Questo metodo, però, è faticoso per la mamma, che si vede impegnata nelle poppate a ogni ora del giorno e della notte, soprattutto se il piccolo è vorace.
habena
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Re: Allattamento

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2 a orari fissi

Consiste nello scandire il numero di poppate giornaliere entro uno schema di orari ben definito. Non si adatta quindi ai bambini che manifestano continuamente il desiderio di attaccarsi al seno non per fame, ma per cercare un contatto fisico con il corpo materno. Una volta avviato, ha il vantaggio di permettere alla mamma di organizzare meglio il suo tempo nella giornata. Il metodo è utile anche per le mamme ansiose, che temono di non offrire un numero di pasti adeguato. L’allattamento a orari fissi non è indicato, invece, ai bambini che crescono poco o sono molto pigri: in questo caso, infatti, è consigliabile stimolare l’appetito dei piccoli attaccandoli più spesso al seno.

Per sapere se si nutre abbastanza

La mamma che allatta al biberon segue le indicazioni del pediatra per sapere quanto latte somministrare al piccolo in ogni poppata. Per chi è allattato al seno, invece, occorre guardare alcuni elementi per rassicurarsi sull’adeguatezza della quantità di latte assunta. Ecco quali sono: la frequenza delle poppate, per cui se anche a richiesta non devono passare mai più di 4 ore durante il giorno, la crescita settimanale (nei primi tre mesi la crescita è più veloce, sui 150-180 g alla settimana, poi rallenta un po), e il cambio di pannolini (7-8 al giorno come minimo), con urine non concentrate, cioè di colore trasparente.

In media 20-30 minuti per seno

È difficile stabilire un tempo ottimale che si adatti a ogni bebè nell’allattamento al seno: ci sono bimbi voraci che succhiano in modo vigoroso e svuotano le mammelle a tempo di record, altri più pigri che succhiano senza efficacia e si addormentano. La durata della poppata può oscillare quindi da pochi minuti o sfiorare la mezz’ora. In generale, dovrebbe durare 20-30 minuti in tutto, alternando i seni. Più che altro è il numero di poppate che può variare in base al carattere del neonato: i neonati più golosi fanno pasti abbondanti e meno frequenti; mentre i bebè più pigri fanno pasti piccoli e frequenti, intervallandoli magari a un sonnellino. A questo proposito, se il bimbo si addormenta durante la poppata, non è il caso di svegliarlo: con il pancino vuoto si sveglierà prima per richiedere la poppata successiva. Al contrario, se non si stacca dal seno, per interrompere la poppata si deve infilare un dito nell’angolo della bocca del bebè e spingere verso il basso.

Fino a quando allattarlo?

In genere, il bimbo succhia al seno fino all’inizio dello svezzamento, cioè fino al quinto-sesto mese, quando avviene il passaggio graduale ai cibi solidi. Tuttavia, non c’è motivo per interrompere le poppate, perché i vantaggi dell’allattamento al seno possono protrarsi fino all’anno di vita e oltre. Occorre sapere, però, che più il bambino succhia, più il latte nella mamma si riforma perché la suzione stimola il seno a produrne di più. Introducendo altri alimenti nella dieta, è quindi normale che la produzione di latte rallenti in modo graduale, fino a scomparire del tutto se il seno non viene più stimolato.

Per smettere basta non attaccare più il bimbo

La scelta di quanto continuare ad allattare dipende dalla mamma, tenendo conto di diversi aspetti, come la ripresa del lavoro o il senso di stanchezza fisica che può avvertire dopo un certo periodo. In ogni caso, quando si decide di smettere, il metodo è semplice: basta evitare di offrire il seno al bebè. Se la ghiandola mammaria non è più stimolata, automaticamente smetterà di produrre latte. Durante questa fase di passaggio, tuttavia, il seno può essere dolente e quindi può essere necessario togliere con un particolare strumento, il tiralatte, quella minima quantità di latte sufficiente per alleviare il senso di tensione. Nel caso in cui, però, sia necessario interrompere le poppate in maniera più veloce, in genere si prescrivono alla mamma appositi farmaci che bloccano la lattazione.

Doppia pesata: sì o no?

Non è rilevante calcolare la quantità di latte assunta con ogni poppata: il metodo della “doppia pesata”, oltre che stressante, è inutile. Meglio controllare che il bimbo cresca in modo regolare, misurando il suo peso una volta alla settimana, alla stessa ora, senza pannolino.
habena
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Re: Allattamento

Messaggio da habena »

Come avere più latte nel seno?
Il pediatra può aiutarti a scegliere la soluzione più adatta per incrementare l’allattamento al seno: erbe, omeopatia, agopuntura o semplicemente maggior contatto con il bebè
Quando, nonostante siano state messe in atto di tutte le misure volte al sostegno e al mantenimento dell’allattamento, allattare il piccolo è una vera e propria impresa, si può ricorrere ai cosiddetti “galattogoghi”, sostanze sia di origine naturale sia di sintesi in grado di stimolare la produzione di latte dal seno materno. Funzionano davvero? Si ipotizza che alcune erbe possano avere questa funzione perché utilizzate con questo scopo nelle diverse tradizioni popolari, ma non si può dire che gli studi scientifici lo dimostrino. Oltre ai galattagoghi naturali ci sono anche i farmaci sintetici. Qual è la scelta migliore, allora? Il pediatra saprà aiutare la neomamma nell’avvio e nel mantenimento dell’allattamento e in casi particolari di bassa produzione di latte saprà individuare il miglior rimedio. In generale, viene indicato l’uso di galattogoghi quando le pratiche assistenziali per il sostegno all’allattamento si rivelano inefficaci nelle madri che hanno una bassa produzione. Tale carenza può essere dovuta a malattie della mamma o del bambino, alla loro separazione prolungata, come per le donne che hanno partorito prematuramente. Tra le donne che più spesso ricorrono all’uso dei galattogoghi ci sono, proprio, le madri di neonati pretermine che sono costrette, per lunghi periodi, ad estrarre il latte con il tiralatte.

L’importanza dei primi momenti

È dimostrato che il più efficace “galattogogo” è un’appropriata gestione dell’allattamento materno. Ciò significa che esistono diverse pratiche in grado di supportare l’avvio dell’allattamento in caso di carenza e di sostenere il mantenimento. I bambini amano il contatto pelle a pelle e questa sensazione è fantastica anche per le mamme, che sono incoraggiate a stabilire questo contatto con il bambino entro alcuni minuti dal parto. Non solo il contatto rassicura il neonato sulla presenza della mamma, ma ne regola la temperatura, la respirazione e la glicemia (tasso di zucchero nel sangue). Il contatto, inoltre, stimola il rilascio degli ormoni per l’allattamento e, se effettuato regolarmente nelle prime settimane, favorisce l’allattamento. In quest’ottica quasi tutti gli ospedali, ormai, offrono il servizio del rooming- in, ossia la possiblità per la mamma di tenere il bambino in camera con sé 24 ore su 24 durante la degenza in ospedale, in modo da potersi prendere cura di lui fin da subito e anche di attaccarlo al seno in ogni momento. Già in ospedale le puericultrici insegnano alla mamma ad attaccare il bebè al seno in modo corretto: ciò favorisce l’avvio dell’allattamento e previene la formazione di ragadi e di altri possibili disturbi, come l’ingorgo mammario, che possono scoraggiare la mamma a proseguire le poppate.

Adeguata frequenza delle poppate

La produzione di latte è direttamente proporzionale al numero delle poppate: in pratica, più il piccolo si attacca e succhia, e maggiore sarà la quantità di latte prodotta. Nel caso in cui queste strategie si rivelino insufficienti, il pediatra può suggerire alla madre l’assunzione di un galattagogo scegliendo la sostanza che riterrà più adeguata, in termini di efficacia e sicurezza, per lei e per il bambino.
habena
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Re: Allattamento

Messaggio da habena »

Con la dieta

Per mantenere un’adeguata produzione di latte è importante seguire una dieta varia ed equilibrata e ricca di liquidi. Inoltre, la dieta dovrebbe garantire un apporto calorico superiore di almeno 500 calorie rispetto al normale. Il fabbisogno calorico, infatti, è direttamente proporzionale alla quantità di latte prodotta (500-600 grammi nei primi mesi, circa 800 nei mesi successivi ). Alcuni medici suggeriscono di dare la preferenza al latte e ai suoi derivati, alle verdure, alla frutta cotta e cruda, e di evitare i cibi piccanti, i salumi, i crostacei ed alcune verdure (aglio, asparagi, cavoli, cipolle) che possono dare al latte un sapore particolare e non sempre gradito al neonato. Non è, comunque, dimostrato che assumere certi alimenti possa impedire l’allattamento. Secondo alcuni esperti, una dieta varia regala al latte sapori via via diversi e quindi aiuta a far maturare il senso del gusto del piccolo. È sconsigliato il consumo di caffè, tè e alcolici. Anche Il fumo va eliminato o drasticamente ridotto: la nicotina può, infatti, passare nel latte, causando al bambino forme di intossicazione che si manifestano con diarrea e nausea.

Con le erbe

Nel corso della storia le mamme hanno sempre usato erbe o cibi particolari per aumentare la loro produzione di latte. Tra le erbe, quelle comunemente utilizzate come galattogoghi sono: il fieno greco, il cardo del latte, l’anice, il basilico, il cardo benedetto, i semi di finocchio, la malva, l’agnocasto, il cumino,il luppolo, il ribes e il torbangun. Tra tutti questi, però, alcuni sono da sempre più utilizzati di altri e alcuni sono stati anche oggetto di ricerche scientifiche.

Il fieno greco

È il rimedio fitoterapico consigliato più frequentemente, cui da migliaia di anni è attribuita alta considerazione come spezia o medicinale in India e nel Medio Oriente. Fa parte della famiglia dei piselli, ed è catalogato dalla Fda (Food and drug administration) statunitense come Gras, cioè considerato in genere sicuro. Gli studi clinici disponibili circa la sua efficacia sono, però, contraddittori; inoltre il fieno greco, anche negli studi, è somministrato sotto forma di infuso senza specificare dose e titolazione e composizione dell’infuso stesso, e ciò crea importanti problemi di riproducibilità e attendibilità dei risultati. In letteratura è segnalata la possibilità di reazioni allergiche anafilattoidi; quindi andrebbe sempre fatta attenta anamnesi da parte del pediatra prima di consigliarne l’assunzione.

La ruta caprina

È un galattagogo tradizionale, ampiamente utilizzato in Europa come infuso, sulla base dell’osservazione di un aumento della produzione di latte nella zootecnia. Non sono stati effettuati studi clinici controllati sull’uomo. Da segnalare la comparsa di sintomi neurologici quali sonnolenza, ipotonia, letargia, vomito in due neonati la cui madre assumeva un infuso contenente estratti di liquirizia finocchio, anice e, appunto, ruta caprina.

L’agnocasto

Riguardo questa erba esistono opinioni di esperti non univoche e ipotesi teoriche sul suo possibile utilizzo come galattagogo. Viste le proprietà fitoestrogeniche e fitoprogesteroniche, questa sostanza va utilizzata con estrema cautela.
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