Adottare un bambino fuori dall’Italia costa complessivamente tra i 15 e i 20mila euro. Un’impresa impossibile per le famiglie che hanno un reddito basso. Ne abbiamo parlato con Cristina Nespoli, presidente di ENZO B, una delle associazione che si occupano di adozioni internazionali e che stanno assistendo le 24 coppie di italiani bloccate in Congo da fine ottobre e ancora in attesa di tornare in Italia con il loro figlio adottivo.
Dove vanno a finire qui 15-20mila euro? In burocrazia, spiega Nespoli, nei costi delle associazioni che si occupano di regolare il processo adottivo che, altrimenti, si trasformerebbe in un far west, e nelle spese per mantenere il bambino nel periodo che intercorre tra la sua assegnazione alla nuova famiglia e la sua entrata effettiva in Italia. Un’attesa che spesso si prolunga per mesi. Si parla dunque di spese sanitarie, vitto e alloggio per il bimbo. “Se si deve partorire l’ospedale ha un costo, ma giustamente le famiglie non devono pagare nulla – spiega Nespoli – Stessa cosa quando si parla di adozioni in Italia, il processo ha un costo ma non un euro è chiesto alle coppie che vogliono adottare. Allora ci chiediamo: perché se si adotta all’estero bisogna sostenere spese così alte?”.
Per tentare di risolvere la questione degli alti costi delle adozioni internazionale è stata lanciata Adozione Bene Comune, “campagna di sensibilizzazione e di raccolta firme che chiede la gratuità dell’adozione Internazionale, come primo passo per considerare realmente l’adozione internazionale un bene comune non un fatto privato, un modo per creare famiglie, per creare integrazione tra culture”. Nel frattempo, però, non è stato rifinanziato un fondo che copriva parte delle spese delle coppie adottive.
In Italia l’ente che vigila sulla correttezza delle adozioni internazionali è la Cai, la Commissione per le adozioni internazionali, che “garantisce che le adozioni di bambini stranieri avvengano nel rispetto dei principi stabiliti dalla Convenzione de L’Aja del 29 maggio 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale”. Sul sito della Cai c’è una sezione dedicata ai costi delle adozioni internazionali.

Ecco perché adottare un bimbo all’estero costa 20mila euro
Re: Ecco perché adottare un bimbo all’estero costa 20mila eu
Le banche scendono in campo per le adozioni internazionali
Via libera ai mutui ad hoc, ma le spese possono superare i 30mila euro: tra il 2007 e il 2011 le domande in italia sono calate del 22% a causa anche dell'impatto della crisi econmica. Gli istituti di credito offrono tassi che variano tra il 3 e il 5%
di Agnese Ananasso
ROMA - Mantenere un figlio costa caro. Adottarlo all'estero ancora di più. Tra viaggi, tasse, soggiorni si spendono almeno 20-25mila euro, ma in alcuni casi si possono superare i 30mila. Così le famiglie con reddito "normale", pur di coronare il sogno di mettere su famiglia ricorrono sempre più spesso alle banche che hanno studiato finanziamenti agevolati, senza spese di istruttoria e senza richieste di garanzie (credito chirografario) come per i mutui per la casa. Basta presentare una copia del decreto di idoneità all'adozione rilasciato dal tribunale competente, un documento di identità, la dichiarazione dei redditi e la copia del mandato conferito dall'ente autorizzato per svolgere la pratica di adozione. Emil Banca offre questo tipo di mutuo con un tasso del 3% (l'importo può arrivare a 15.000 euro da rimborsare in 5 anni) e stessa tipologia di finanziamento è offerta da altre banche di credito cooperativo come Centromarca Banca, Cassa Rurale ed Artigiana. C'è poi Bnl (con AdottAmi si possono chiedere fino a 30mila euro), Casse Rurali Trentine (mutuo Adopto) e Banca popolare di Bari, che offre Adobimbo, un prestito al 5% - da restituire in un anno - per una cifra che copre solo il 60% della spesa totale per un importo massimo di 18mila euro.
"In alternativa si può cercare di ottenere un generico prestito o mutuo di liquidità, ma i tassi nel caso dei prestiti sono più alti" spiega Roberto Anedda, Responsabile Marketing di MutuiOnline. it.
Via libera ai mutui ad hoc, ma le spese possono superare i 30mila euro: tra il 2007 e il 2011 le domande in italia sono calate del 22% a causa anche dell'impatto della crisi econmica. Gli istituti di credito offrono tassi che variano tra il 3 e il 5%
di Agnese Ananasso
ROMA - Mantenere un figlio costa caro. Adottarlo all'estero ancora di più. Tra viaggi, tasse, soggiorni si spendono almeno 20-25mila euro, ma in alcuni casi si possono superare i 30mila. Così le famiglie con reddito "normale", pur di coronare il sogno di mettere su famiglia ricorrono sempre più spesso alle banche che hanno studiato finanziamenti agevolati, senza spese di istruttoria e senza richieste di garanzie (credito chirografario) come per i mutui per la casa. Basta presentare una copia del decreto di idoneità all'adozione rilasciato dal tribunale competente, un documento di identità, la dichiarazione dei redditi e la copia del mandato conferito dall'ente autorizzato per svolgere la pratica di adozione. Emil Banca offre questo tipo di mutuo con un tasso del 3% (l'importo può arrivare a 15.000 euro da rimborsare in 5 anni) e stessa tipologia di finanziamento è offerta da altre banche di credito cooperativo come Centromarca Banca, Cassa Rurale ed Artigiana. C'è poi Bnl (con AdottAmi si possono chiedere fino a 30mila euro), Casse Rurali Trentine (mutuo Adopto) e Banca popolare di Bari, che offre Adobimbo, un prestito al 5% - da restituire in un anno - per una cifra che copre solo il 60% della spesa totale per un importo massimo di 18mila euro.
"In alternativa si può cercare di ottenere un generico prestito o mutuo di liquidità, ma i tassi nel caso dei prestiti sono più alti" spiega Roberto Anedda, Responsabile Marketing di MutuiOnline. it.
Re: Ecco perché adottare un bimbo all’estero costa 20mila eu
Dal 2007 al 2011 la domanda di adozioni internazionali in Italia è scesa del 22%. In anni di crisi come questi, di fronte a uno sforzo economico come quello richiesto per un'adozione internazionale sono in molti a gettare la spugna. Come Francesco e la moglie, che dopo aver ottenuto il decreto di idoneità si sono visti chiedere dall'ente 14mila euro (tra costi Italia e costi estero), a cui aggiungere le spese di tre viaggi, pari a 12-13mila euro: "Siamo due impiegati, non ce l'abbiamo fatta. Per adottare bisogna essere ricchi, ma non di animo. Di tasca". E' andata meglio a Federico e Dalia (già genitori adottivi di un bimbo italiano, Stefano). In due anni e 4 mesi hanno completato l'iter di adozione di Sofia, una bimba cinese: "Ci siamo rivolti al Cifa (tra i principali enti autorizzati italiani, ndr) che ci ha seguito e ha organizzato tutto - racconta Federico -. La spesa complessiva è stata di 20-25mila euro, compreso il soggiorno in Cina per venti giorni di tutti e tre e il ritorno con Sofia. Per fortuna, avevamo da parte quei soldi e ce lo siamo potuti permettere".
"Il problema dei costi è tra le prime cause della crisi delle adozioni internazionali - spiega Marco Griffini, presidente Aibi, Associazione amici dei bambini, un altro dei principali enti italiani -. In Sud America per esempio i tempi tecnici richiedono una permanenza di due mesi, in Kenya otto. Poi ci sono le spese fisse delle tasse adottive: basti pensare che per un bambino cinese occorrono tremila euro, per un nepalese quattromila. Dove si può tagliare, invece - aggiunge Griffini - sono i costi variabili, quelli relativi a legali e mediatori pagati "a cottimo" perché utilizzati non come dipendenti della struttura ma a singola adozione. In accordo con la Commissione adozioni internazionali abbiamo fissato un tariffario che prevede una spesa non superiore ai 4000 euro da parte italiana. Un tetto che non sempre viene rispettato e che spesso costringe le coppie a portare all'estero soldi in nero, alimentando un circuito illegale. Noi vorremmo più controlli proprio per ridurre i costi e dare una speranza alle coppie senza figli, che oggi sono la metà del totale. Ma soprattutto per dare una possibilità in più ai bambini meno fortunati di avere una famiglia. Una vita".
"Il problema dei costi è tra le prime cause della crisi delle adozioni internazionali - spiega Marco Griffini, presidente Aibi, Associazione amici dei bambini, un altro dei principali enti italiani -. In Sud America per esempio i tempi tecnici richiedono una permanenza di due mesi, in Kenya otto. Poi ci sono le spese fisse delle tasse adottive: basti pensare che per un bambino cinese occorrono tremila euro, per un nepalese quattromila. Dove si può tagliare, invece - aggiunge Griffini - sono i costi variabili, quelli relativi a legali e mediatori pagati "a cottimo" perché utilizzati non come dipendenti della struttura ma a singola adozione. In accordo con la Commissione adozioni internazionali abbiamo fissato un tariffario che prevede una spesa non superiore ai 4000 euro da parte italiana. Un tetto che non sempre viene rispettato e che spesso costringe le coppie a portare all'estero soldi in nero, alimentando un circuito illegale. Noi vorremmo più controlli proprio per ridurre i costi e dare una speranza alle coppie senza figli, che oggi sono la metà del totale. Ma soprattutto per dare una possibilità in più ai bambini meno fortunati di avere una famiglia. Una vita".
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Re: Ecco perché adottare un bimbo all’estero costa 20mila eu
Non avevo dubbi di questo intervento delle banche anche nel mondo delle adozioni. Sapete, mi fa ridere quando parlano di surrogazione come compravendita di bambini... e cosa dirw allora di queste manipolazioni ? Di tutte queste figure che ci mangiano su... e davvero uno schifo!
Re: Ecco perché adottare un bimbo all’estero costa 20mila eu
Non capisco molto di surrogazione, ma sostanzialmente sono d'accordo, il giro di affari e' veramente grandissimo... Ora le banche vogliono entrare anche loro.. Ci daranno i mutui, come per la casa o finanziamenti per un'auto nuova..boehmienne ha scritto:Non avevo dubbi di questo intervento delle banche anche nel mondo delle adozioni. Sapete, mi fa ridere quando parlano di surrogazione come compravendita di bambini... e cosa dirw allora di queste manipolazioni ? Di tutte queste figure che ci mangiano su... e davvero uno schifo!
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Re: Ecco perché adottare un bimbo all’estero costa 20mila eu
Esatto... ed eccp che torniamo al discorso che tutto e gestito dalle lobby, perche le banche ragazze non sono altro che questo. Sono convinta che la legge viene raggirata proprio per favorire un massiccio intervento delle banche anche nel mondo delle adozioniwendy89 ha scritto:Non capisco molto di surrogazione, ma sostanzialmente sono d'accordo, il giro di affari e' veramente grandissimo... Ora le banche vogliono entrare anche loro.. Ci daranno i mutui, come per la casa o finanziamenti per un'auto nuova..boehmienne ha scritto:Non avevo dubbi di questo intervento delle banche anche nel mondo delle adozioni. Sapete, mi fa ridere quando parlano di surrogazione come compravendita di bambini... e cosa dirw allora di queste manipolazioni ? Di tutte queste figure che ci mangiano su... e davvero uno schifo!