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Adozioni internazionali dimezzate in sei anni

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katty
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Adozioni internazionali dimezzate in sei anni

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Dal 2008 al 2014 in Italia c’è stato un crollo nelle adozioni internazionali di bambini: -49%. Le richieste, invece, sono diminuite del 20% negli ultimi dieci anni. E la situazione è simile anche in altri grandi paesi internazionali, seppure in Italia vi son state delle dinamiche differenti.
A illustrare questi dati è stata l’Aibi, organizzazione non governativa che si occupa di adozioni internazionali, durante l’Open Day organizzato il 23 maggio nella sede di Mestre.
In particolare, relativamente alle richieste di adozioni internazionali, in dieci anni, tra il 2005 e il 2014 si è passati nel Belpaese da 4548 richieste a 3930, mentre in Veneto si è scesi da 362 a 291. Come visto in precedenza, anche peggio è stato per le adozioni internazionali portate a buon fine, con un crollo nel periodo tra il 2008 e il 2014 del 49%. E pare che non ci si debba neanche lamentare troppo visto il trend delle adozioni effettuate in altri grandi Paesi: -69% Usa e Spagna e addirittura -74% la Francia. Ma per l’Italia il crollo è stato improvviso e recente visto che, mentre negli altri Paesi si era verificata una discesa progressiva da anni, da noi il trend era in crescita dal 2005 sino al 2011, per poi precipitare negli ultimi tre anni.Tempi e costi, il vero freno. Ma quali sono le cause di questo? Si va dalla lunga durata dell’iter che può sfiancare a situazioni burocratiche sempre più complicate. «Ma a tutto questo che era già noto – ha detto a GV Massimo Cecchetti, coordinatore regionale Aibi – si son aggiunte altre complicanze come l’aumento dei costi per le adozioni che, sommato alla crisi economica, ha portato a un crollo».
Crisi, ma più in generale l'instabilità, spiega Chiara Lionello, responsabile del tavolo adozioni della provincia di Venezia e dell’équipe adozioni dell'Ulss 13 di Mirano: «Non c’è solo la crisi economica ad aver causato questa caduta nelle adozioni. Ormai c’è proprio un’instabilità sociale dovuta a licenziamenti, perdita di diritti, che ha instillato una paura di impegnarsi con un’adozione internazionale per il timore di non poter sostenere un tale “impegno” nel lungo termine, che nelle adozioni internazionali gli adottanti sentono più forte che nel caso di un figlio generato da loro».
«Un altro fattore negativo – continua Cecchetti – è l’assenza dal 2011 della politica dalla scena, in quanto è venuta meno la spinta degli ultimi Governi alla Commissione Adozioni Internazionali».
Motivi differenti da quelli registrati negli altri Paesi, quindi, ove la diminuzione di adozioni internazionali è dovuta a meno bambini in stato di adottabilità, più adozioni nazionali (in Italia sono quasi a zero), requisiti delle coppie ancora più stringenti.
katty
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Re: Adozioni internazionali dimezzate in sei anni

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Le testimonianze positive. Per fortuna, nonostante il calo, all’incontro dell’Aibi si son potute ascoltare le testimonianze dirette di chi ha adottato bimbi all’estero, ma anche di una figlia adottata: ha portato la sua testimonianza Cynthia, ragazza arrivata dall’Ecuador nel 1995: «Avevo 3 anni. Spesso penso a come sarebbe oggi la mia vita se fossi rimasta in Ecuador all’interno di un istituto fino a 18 anni, per poi esser messa sulla strada da sola. Per fortuna a me non è successo e son stata adottata da due meravigliosi genitori. Però qui non è stato sempre facile perché ho subìto il bullismo alle elementari, dato che ero diversa nei tratti. Poi nel 2006 è arrivato un fratellino dalla Moldavia ed è tornata la felicità. Essere famiglia va al di là dei legami di sangue».
Ma c’è anche la storia di Fabio Frizzo e di sua moglie Erica da Valdagno che nel 2003 hanno adottato due bambini (5 e 6 anni) dalla Colombia e nel 2011 un bimbo (4 anni) dalla Cina. «Noi non potevamo avere figli e abbiamo optato per l’adozione – ci racconta Fabio – e in entrambi i casi ci abbiamo messo tre anni. Paradossalmente nel 2003 è stato più semplice perché è andato tutto liscio. Invece nel 2011 abbiamo avuto problemi con l’équipe adozioni della nostra Asl perché ritenevano che inserire un bimbo in una famiglia con due adolescenti, età problematica, e anche loro adottati, potesse creare problemi al piccolo; ma noi ci siamo impuntati e alla fine ce l’abbiamo fatta e infatti a casa non c’è stato alcun problema. In questi 10 anni, comunque, abbiamo notato che c’è più preparazione, in primis tra gli insegnanti; ormai hanno imparato anche loro a gestire i ragazzi di origine straniera».
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