Mastite: che cos’è e come si cura
La mastite è un'infiammazione che può colpire la neomamma. Si manifesta con gonfiore e arrossamento a una delle mammelle o anche a tutte e due e può impedire l’allattamento.
La mastite è un’infiammazione acuta di tutta la mammella o di una sua parte. La più diffusa è quella puerperale, che si manifesta nel periodo dell’allattamento e interessa molte neomamme. In genere, la mastite si presenta nelle prime settimane dopo il parto o durante lo svezzamento, quando il bambino riduce, o smette del tutto, le poppate al seno.
I sintomi della mastite sono: intenso dolore al seno, pelle arrossata, calda e in tensione, seno duro. A volte può comparire anche qualche linea di febbre sopra i 38 gradi, senso di spossatezza e di “ossa rotte”. Se non curata adeguatamente, la mastite può dar luogo a un ascesso mammario, che si manifesta con dolore, tumefazione, febbre e ingrossamento delle linfoghiandole ascellari. Se gli antibiotici non risolvono l’infezione, occorre incidere chirurgicamente l’ascesso per far drenare il pus.
Spesso è causata da un “ingorgo mammario”
La mastite può comparire come conseguenza di un ingorgo mammario, ossia l’ostruzione dei dotti galattofori (i sottili canalini attraverso cui il latte prodotto confluisce al capezzolo). L’ingorgo mammario è più frequente all’inizio dell’allattamento, quando il latte non riesce a defluire completamente dai dotti galattofori perché il bambino non succhia abbastanza o “non si attacca bene”. Il latte prodotto dalla ghiandola mammaria, quindi, tende a ristagnare all’interno del dotto e a formare coaguli che bloccano ulteriormente il flusso del latte. Il dotto otturato allora si infiamma e, al tatto, si avverte una massa dolorosa nella mammella. Spesso la neomamma è portata a confondere l’otturazione dei dotti con una forma di mastite, ma in realtà si tratta di un problema diverso. Infatti, l’ostruzione dei dotti non provoca febbre. Se, però, l’ingorgo mammario non viene curato adeguatamente, favorendo il deflusso del latte all’esterno, può dare origine alla mastite, in quanto il latte, molto zuccherino, diventa l’ambiente favorevole alla proliferazione dei germi che determinano l’infezione. Può anche capitare che la mastite sia conseguenza delle ragadi.
Come intervenire
Spetta al medico prescrivere le cure più indicate per la mastite. In ogni caso, è bene:
continuare ad allattare il bambino al seno. Se il dolore rende la poppata insopportabile, si può ricorrere al tiralatte;
provare diverse posizioni per allattare il piccolo, per esempio, stando sdraiate: in questo caso la mammella poggia sulla superficie del letto e il contatto stesso ne favorisce lo svuotamento. Oppure, si può provare mettendosi carponi: la forza di gravità attira il latte verso il basso. Utile è anche la posizione “da rugby”;
praticare impacchi caldi;
assumere un farmaco antifebbrile e antinfiammatorio (come l’ibuprofene o il paracetamolo) in caso di febbre alta o di dolore molto intenso;
ricorrere all’assunzione di antibiotici, prescritti del medico, se la mastite non si risolve in 2-3 giorni. Nel frattempo, è possibile continuare ad allattare, in quanto gli antibiotici utilizzati non sono nocivi per il bambino. Al contrario, interrompere le poppate potrebbe provocare un ristagno di latte e rendere più seria l’infezione.
In breve
Cosa fare se il seno si infiamma
La mastite è un disturbo che colpisce molte mamme che allattano. Si manifesta con arrossamento e gonfiore a uno o a entrambi i seni. Può dipendere da un’ostruzione dei dotti galattofori (i canalini da cui il latte affluisce al capezzolo) dovuta al fatto che il bebè non si attacca bene al seno o succhia poco. Si risolve con impacchi caldi o, nei casi più seri, con antinfiammatori o antibiotici se il disturbo non si risolve nel giro di 2-3 giorni.

Allattamento
Re: Allattamento
10 consigli per allattare al seno
Il latte materno ha molti benefici per il bebè. Tuttavia molte mamme hanno diversi problemi durante l'allattamento. Alcuni consigli per allattare al seno e prevenire i disturbi più comuni
10 consigli per allattare al seno
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di allattare al seno i bambini in modo esclusivo fino ad almeno i 6 mesi di vita, perché il latte della mamma è l’alimento migliore per far crescere sani e robusti i neonati. Alcuni consigli per allattare al seno
1) Mettiti comoda
Non c’è una posizione ideale per allattare al seno, ma è importante scegliere quella più confortevole per la mamma e il neonato. Ecco le posizioni consigliate: classica: è la posizione in cui la mamma è seduta; sdraiata: è la posizione ideale nei primi giorni dopo il parto; a presa da “rugby”: la mamma tiene il suo bambino con il braccio corrispondente al seno che offre, ve lo appoggia sopra in modo che il corpo del bebè risulti perpendicolare al suo.
2) Assicurati che il bimbo sia attaccato bene
Tra i consigli per allattare al seno, c’è anche quello di assicurarti che il bambino sia attaccato correttamente al seno. Questo succede quando la bocca è ben spalancata e contiene una buona porzione di mammella; quando il mento tocca il seno e il labbro inferiore è estroflesso (rivolto in fuori); quando si riesce a vedere qualcosa dell’areola (la pelle scura attorno al capezzolo) e la parte sopra il labbro superiore è più visibile di quella sotto il labbro inferiore.
3) Previeni le ragadi
Assicurati che il bambino sia ancorato bene al capezzolo durante la poppata. Nel caso insorgano le ragadi, dopo la poppata massaggia il capezzolo e l’areola con un goccia del tuo latte, mentre per lenire un po’ il dolore, puoi allattare usando un copricapezzolo di gomma.
4) Svuota bene il seno
Il latte materno ha molti benefici per il bebè. Tuttavia molte mamme hanno diversi problemi durante l'allattamento. Alcuni consigli per allattare al seno e prevenire i disturbi più comuni
10 consigli per allattare al seno
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di allattare al seno i bambini in modo esclusivo fino ad almeno i 6 mesi di vita, perché il latte della mamma è l’alimento migliore per far crescere sani e robusti i neonati. Alcuni consigli per allattare al seno
1) Mettiti comoda
Non c’è una posizione ideale per allattare al seno, ma è importante scegliere quella più confortevole per la mamma e il neonato. Ecco le posizioni consigliate: classica: è la posizione in cui la mamma è seduta; sdraiata: è la posizione ideale nei primi giorni dopo il parto; a presa da “rugby”: la mamma tiene il suo bambino con il braccio corrispondente al seno che offre, ve lo appoggia sopra in modo che il corpo del bebè risulti perpendicolare al suo.
2) Assicurati che il bimbo sia attaccato bene
Tra i consigli per allattare al seno, c’è anche quello di assicurarti che il bambino sia attaccato correttamente al seno. Questo succede quando la bocca è ben spalancata e contiene una buona porzione di mammella; quando il mento tocca il seno e il labbro inferiore è estroflesso (rivolto in fuori); quando si riesce a vedere qualcosa dell’areola (la pelle scura attorno al capezzolo) e la parte sopra il labbro superiore è più visibile di quella sotto il labbro inferiore.
3) Previeni le ragadi
Assicurati che il bambino sia ancorato bene al capezzolo durante la poppata. Nel caso insorgano le ragadi, dopo la poppata massaggia il capezzolo e l’areola con un goccia del tuo latte, mentre per lenire un po’ il dolore, puoi allattare usando un copricapezzolo di gomma.
4) Svuota bene il seno
Re: Allattamento
Tra i consigli per allattare al seno c’è anche quello di svuotarlo completamente dopo la poppata, affinché la mamma non avverta alcun dolore e si rimetta in moto la produzione di latte per la poppata successiva. La soluzione è tenere attaccato il bambino al seno finché non lo svuota completamente. Se questo non è sufficiente, è importante svuotare le mammelle con il tiralatte oppure manualmente. In questo modo è più facile evitare l’ingorgo mammario e la mastite.
5) Mangia di tutto
Puoi mangiare di tutto, seguendo la tua dieta abituale, in quantità lievemente superiore al solito (sono necessarie circa 500 calorie in più per produrre la quantità di latte che serve al neonato), ma senza eccedere.
6) Allatta fin quando vuoi
L’allattamento al seno soddisfa tutte le necessità nutritive e affettive del bambino fino ai 6 mesi di età, dunque sicuramente l’ideale è arrivare a questa tappa. Da questa età in avanti deve iniziare lo svezzamento. La mamma, però, può continuare ad allattare al seno per tutto il tempo desiderato da lei e dal bambino.
7) Asseconda le esigenze del bebè e della mamma
Sentirai dire di tutto: chi ti dirà di allattare per 10 minuti per seno, chi 20, chi di svuotare un seno a poppata. Tranquilla, esiste un consiglio valido per tutte e in tutti i casi: bisogna assecondare le esigenze del bambino e le tue. In pratica, non c’è una regola fissa, bensì mamma e bebè devono trovare il loro equilibrio. Tra i consigli per allattare al seno questo è da tenere sempre ben presente, soprattutto se si è mamma per la prima volta.
8) Se cresce significa che mangia abbastanza
Non serve sapere quanto il bambino mangia a ogni pasto, ma valutare quanto cresce. Il bimbo sta bene e cresce a sufficienza se: recupera il peso neonatale entro due settimane; cresce circa 150-200 grammi alla settimana; fa pipì frequentemente, soprattutto se il neonato non introduce altri liquidi tipo acqua o camomilla; ha scariche di feci due o più volte nella giornata.
9) Chiedi aiuto
Non si può fare tutto da sole. È importante non avere paura di aprirsi con gli altri (dal partner alle amiche). Prima di partorire o appena dopo la nascita del bambino, appoggiati a figure di riferimento: l’ospedale, il pediatra, le associazioni di volontariato e il consultorio di zona.
10) Riposati e pensa anche a te stessa
Allattare è sì un momento “magico”, ma è anche faticoso per il fisico. Gli esperti consigliano di dormire 2 ore il pomeriggio tutti i giorni, per favorire la produzione di latte. Delega al partner le incombenze domestiche, come pulire e fare la spesa. E soprattutto dedica tutti i giorni almeno un quarto d’ora a te stessa, come farti un bel bagno caldo o leggere un libro.
ALLATTAMENTO AL SENO: CLICCA QUI PER LEGGERE TUTTE LE NOTIZIE
In breve
Il latte della mamma è l’alimento migliore
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di allattare al seno i bambini in modo esclusivo fino ad almeno i 6 mesi di vita, perché il latte della mamma è l’alimento migliore per far crescere sani e robusti i neonati. All’inizio si possono avere tanti dubbi e paure, ma se segui in pieno alcune accortezze potrai godere, insieme al bebè, di tutti i benefici dell’allattamento materno.
5) Mangia di tutto
Puoi mangiare di tutto, seguendo la tua dieta abituale, in quantità lievemente superiore al solito (sono necessarie circa 500 calorie in più per produrre la quantità di latte che serve al neonato), ma senza eccedere.
6) Allatta fin quando vuoi
L’allattamento al seno soddisfa tutte le necessità nutritive e affettive del bambino fino ai 6 mesi di età, dunque sicuramente l’ideale è arrivare a questa tappa. Da questa età in avanti deve iniziare lo svezzamento. La mamma, però, può continuare ad allattare al seno per tutto il tempo desiderato da lei e dal bambino.
7) Asseconda le esigenze del bebè e della mamma
Sentirai dire di tutto: chi ti dirà di allattare per 10 minuti per seno, chi 20, chi di svuotare un seno a poppata. Tranquilla, esiste un consiglio valido per tutte e in tutti i casi: bisogna assecondare le esigenze del bambino e le tue. In pratica, non c’è una regola fissa, bensì mamma e bebè devono trovare il loro equilibrio. Tra i consigli per allattare al seno questo è da tenere sempre ben presente, soprattutto se si è mamma per la prima volta.
8) Se cresce significa che mangia abbastanza
Non serve sapere quanto il bambino mangia a ogni pasto, ma valutare quanto cresce. Il bimbo sta bene e cresce a sufficienza se: recupera il peso neonatale entro due settimane; cresce circa 150-200 grammi alla settimana; fa pipì frequentemente, soprattutto se il neonato non introduce altri liquidi tipo acqua o camomilla; ha scariche di feci due o più volte nella giornata.
9) Chiedi aiuto
Non si può fare tutto da sole. È importante non avere paura di aprirsi con gli altri (dal partner alle amiche). Prima di partorire o appena dopo la nascita del bambino, appoggiati a figure di riferimento: l’ospedale, il pediatra, le associazioni di volontariato e il consultorio di zona.
10) Riposati e pensa anche a te stessa
Allattare è sì un momento “magico”, ma è anche faticoso per il fisico. Gli esperti consigliano di dormire 2 ore il pomeriggio tutti i giorni, per favorire la produzione di latte. Delega al partner le incombenze domestiche, come pulire e fare la spesa. E soprattutto dedica tutti i giorni almeno un quarto d’ora a te stessa, come farti un bel bagno caldo o leggere un libro.
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In breve
Il latte della mamma è l’alimento migliore
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di allattare al seno i bambini in modo esclusivo fino ad almeno i 6 mesi di vita, perché il latte della mamma è l’alimento migliore per far crescere sani e robusti i neonati. All’inizio si possono avere tanti dubbi e paure, ma se segui in pieno alcune accortezze potrai godere, insieme al bebè, di tutti i benefici dell’allattamento materno.
Re: Allattamento
Allattamento: le posizioni migliori per mamma e bebè
Per l’allattamento al seno si possono scegliere varie posizioni. La mamma deve trovare la più confortevole perché la poppata dia benessere a lei e al bebè
Per l’allattamento al seno si possono scegliere varie posizioni: è importante che la mamma trovi quella a lei più confortevole, perché la poppata sia un momento di benessere, per lei e per il piccolo. È utile sperimentare tutti i metodi perché ciascuno offre vantaggi differenti. E poi “variare” aiuta a ridurre il rischio che compaiano un ingorgo mammario o una mastite. Comunque, indipendentemente dalla posizione scelta, bisognerebbe sempre porgere il seno al bambino sorreggendo la mammella con il pollice sopra e le altre dita sotto, in modo da formare una sorta di “C”, lasciando però scoperta l’areola. Così si ha la certezza che l’allattamento avvenga nel modo più corretto, evitando la comparsa di fastidiosi disturbi, come le ragadi
.
Da seduta
È considerata la posizione più classica per l’allattamento. Non bisogna chinarsi per offrire il seno al bambino, bensì avvicinarlo alle mammelle con il braccio. Per un maggiore confort, si può anche utilizzare un cuscino (ne esistono di specifici a forma di ciambella) da poggiare in grembo in modo da sollevare il bebè verso il seno, e uno sgabello per i piedi. È importante, infatti, che durante la poppata la mamma non affatichi la schiena e il collo, mantenendo sempre una postura rilassata. Se si adotta questa posizione, occorre sostenere il piccolo con il braccio, piegandolo leggermente in modo che la testa appoggi nell’incavo del gomito, mentre la schiena è sostenuta dall’avambraccio e il sederino da una mano. Con la mano libera, la mamma può sorreggere il seno: sfiorando con il capezzolo la bocca del bambino, il neonato si attaccherà istintivamente.
Da sdraiata
È la posizione più indicata per le poppate notturne, perché consente alla mamma di stare a letto. In questo caso la mamma deve girarsi su un fianco, dalla parte del seno con il quale inizia la poppata. La testa, il collo e la parte alta della schiena, devono essere sostenute da un paio di cuscini, in modo che il suo corpo sia leggermente più in alto rispetto al bambino: così il seno può essere offerto nel modo più corretto, senza che schiacci il visino del piccolo. Il bebè va disteso su un fianco accanto alla mamma, sorreggendogli la schiena con un braccio, mentre con l’altra mano gli si porge il seno. Una variante di questa posizione, prevede che la mamma, mentre con un braccio sostiene il bimbo, pieghi l’altro sotto la testa o sotto il cuscino, in modo da darsi sostegno. Questa posizione è adatta però solo se la poppata dura pochi minuti.
A presa di rugby
Questa posizione è consigliata se si è partorito con il cesareo, perché il piccolo assume una posizione che non tocca l’addome della mamma. Il bambino va coricato a pancia in su, a lato della mamma, tenendolo fra il braccio e il fianco. Il capo va sorretto con la mano e la bocca del bambino deve essere allineata al capezzolo. Per aiutarsi, si può mettere un cuscino in grembo, in modo che il bebè sia sollevato fino all’altezza giusta. La testa del neonato viene appoggiata nell’incavo della mano, mentre la schiena è sostenuta con l’avambraccio. Con la mano libera, si può sorreggere il seno in modo da consentire una corretta suzione.
In breve
Allattarlo al seno: ecco le posizioni migliori
Sono diverse le posizioni per offrire il seno al bebè: da seduta, da sdraiata, a presa di rugby. I pediatri consigliano di provarle tutte e variarle spesso, in modo da evitare che la mamma possa soffrire di mastite. L’importante è porgere sempre il seno al bambino sorreggendo la mammella con il pollice sopra e le altre dita sotto (formando una sorta di “C”) lasciando però scoperta l’areola.
Per l’allattamento al seno si possono scegliere varie posizioni. La mamma deve trovare la più confortevole perché la poppata dia benessere a lei e al bebè
Per l’allattamento al seno si possono scegliere varie posizioni: è importante che la mamma trovi quella a lei più confortevole, perché la poppata sia un momento di benessere, per lei e per il piccolo. È utile sperimentare tutti i metodi perché ciascuno offre vantaggi differenti. E poi “variare” aiuta a ridurre il rischio che compaiano un ingorgo mammario o una mastite. Comunque, indipendentemente dalla posizione scelta, bisognerebbe sempre porgere il seno al bambino sorreggendo la mammella con il pollice sopra e le altre dita sotto, in modo da formare una sorta di “C”, lasciando però scoperta l’areola. Così si ha la certezza che l’allattamento avvenga nel modo più corretto, evitando la comparsa di fastidiosi disturbi, come le ragadi
.
Da seduta
È considerata la posizione più classica per l’allattamento. Non bisogna chinarsi per offrire il seno al bambino, bensì avvicinarlo alle mammelle con il braccio. Per un maggiore confort, si può anche utilizzare un cuscino (ne esistono di specifici a forma di ciambella) da poggiare in grembo in modo da sollevare il bebè verso il seno, e uno sgabello per i piedi. È importante, infatti, che durante la poppata la mamma non affatichi la schiena e il collo, mantenendo sempre una postura rilassata. Se si adotta questa posizione, occorre sostenere il piccolo con il braccio, piegandolo leggermente in modo che la testa appoggi nell’incavo del gomito, mentre la schiena è sostenuta dall’avambraccio e il sederino da una mano. Con la mano libera, la mamma può sorreggere il seno: sfiorando con il capezzolo la bocca del bambino, il neonato si attaccherà istintivamente.
Da sdraiata
È la posizione più indicata per le poppate notturne, perché consente alla mamma di stare a letto. In questo caso la mamma deve girarsi su un fianco, dalla parte del seno con il quale inizia la poppata. La testa, il collo e la parte alta della schiena, devono essere sostenute da un paio di cuscini, in modo che il suo corpo sia leggermente più in alto rispetto al bambino: così il seno può essere offerto nel modo più corretto, senza che schiacci il visino del piccolo. Il bebè va disteso su un fianco accanto alla mamma, sorreggendogli la schiena con un braccio, mentre con l’altra mano gli si porge il seno. Una variante di questa posizione, prevede che la mamma, mentre con un braccio sostiene il bimbo, pieghi l’altro sotto la testa o sotto il cuscino, in modo da darsi sostegno. Questa posizione è adatta però solo se la poppata dura pochi minuti.
A presa di rugby
Questa posizione è consigliata se si è partorito con il cesareo, perché il piccolo assume una posizione che non tocca l’addome della mamma. Il bambino va coricato a pancia in su, a lato della mamma, tenendolo fra il braccio e il fianco. Il capo va sorretto con la mano e la bocca del bambino deve essere allineata al capezzolo. Per aiutarsi, si può mettere un cuscino in grembo, in modo che il bebè sia sollevato fino all’altezza giusta. La testa del neonato viene appoggiata nell’incavo della mano, mentre la schiena è sostenuta con l’avambraccio. Con la mano libera, si può sorreggere il seno in modo da consentire una corretta suzione.
In breve
Allattarlo al seno: ecco le posizioni migliori
Sono diverse le posizioni per offrire il seno al bebè: da seduta, da sdraiata, a presa di rugby. I pediatri consigliano di provarle tutte e variarle spesso, in modo da evitare che la mamma possa soffrire di mastite. L’importante è porgere sempre il seno al bambino sorreggendo la mammella con il pollice sopra e le altre dita sotto (formando una sorta di “C”) lasciando però scoperta l’areola.
Re: Allattamento
Latte artificiale: formule d’inizio e di proseguimento
Il latte artificiale si presenta con due formulazioni: di inizio per i più piccoli e di proseguimento per lo svezzamento
Latte artificiale: formule d'inizio e di proseguimento
Il latte della mamma è sempre l’alimento migliore per il neonato, poiché contiene tutte le sostanze nutritive (grassi, proteine, zuccheri, vitamine e sali minerali) di cui ha bisogno nelle giuste proporzioni. Tuttavia, in certi casi, diventa necessario ricorrere al latte artificiale. Le formulazioni sono di due tipi: di inizio per i più piccoli e di proseguimento per lo svezzamento, dai 4 mesi in su.
Le formule di inizio
Le formule di inizio del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 1 (perciò vengono dette di “tipo 1” o starting formula) e sono state studiate proprio per nutrire i neonati da zero fino a quattro mesi di vita.
Ecco le caratteristiche principali di questo tipo di latte: hanno un valore energetico tra 64 e 72 calorie circa per ogni 100 centimetri cubi; il loro contenuto di zuccheri è costituito dal solo lattosio (lo zucchero presente nel latte) o anche da maltodestrine (zuccheri che, oltre a fornire un buon contenuto energetico, vengono assorbiti rapidamente da parte del-l’organismo); contengono nelle giuste proporzioni gli acidi grassi essenziali Omega 6 e Omega 3, molto importanti in quanto l’organismo umano non è in grado di produrli da solo; contengono, infine, 1,2-1,9 grammi di proteine ogni 100 millilitri: fino a qualche anno fa questa percentuale era quasi doppia, ma recenti studi hanno dimostrato che, per rispondere ai fabbisogni di un bambino di questa età, non è necessario sovraccaricare il lavoro dei reni.
Le formule di proseguimento
Le formule di proseguimento del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 2 (perciò vengono dette di “tipo 2”) e possono venire offerte ai bambini a partire dai 4-5 mesi fino all’anno di vita. Intorno a questa età, infatti, il piccolo ha raggiunto una maggiore maturità dell’apparato digestivo e ha esigenze nutrizionali diverse rispetto a prima: comincia, infatti, anche lo svezzamento, cioè il passaggio graduale dal solo latte a un’alimentazione che comprende anche i primi cibi solidi.
No al latte di mucca
Le formule di proseguimento del latte artificiale rappresentano il miglior sostituto del latte di mucca, la cui introduzione è sconsigliata prima dell’anno, in quanto troppo povero di ferro o molto ricco di proteine. Rispetto al latte vaccino, queste formule hanno, infatti, un maggior contenuto di ferro, zuccheri, vitamine e acido linoleico (un acido grasso essenziale per l’organismo). Il contenuto di proteine è di poco superiore a quello delle formule di inizio, mentre la presenza di grassi è minore.
In polvere o diluito
In commercio esistono formule in polvere, che vanno diluite prima del consumo, e latti invece già diluiti, quindi pronti per l’uso. I tipi più diffusi in Italia sono comunque quelli in polvere che hanno il vantaggio di durare a lungo e di avere un ingombro limitato. Quelli diluiti, invece, danno più problemi di “scorta”, ma hanno il vantaggio di non lasciare margini di errore durante la diluizione: non si rischia, cioè, di preparare un latte troppo denso o, al contrario, troppo leggero.
Latte per casi particolari
Esistono alcuni tipi di latte adatti ai bambini che hanno sviluppato un’allergia a questo alimento (che si manifesta con eruzioni cutanee, vomito e diarrea) o che presentano alcuni problemi della prima infanzia, come il rigurgito. In questo caso il pediatra potrà consigliare tipi speciali di latte (i delattosati, gli idrolisati, il latte di soia, gli antirigurgito).
In breve
La “starting formula” e quella di “tipo 2”
Se per vari motivi il bebè va allattato con il biberon sin dalla nascita, la soluzione migliore è la “starting formula”, un preparato studiato per fornire i giusti principi nutritivi ai neonati da zero a 4 mesi di vita. La formula di “tipo 2”, invece, è indicata a partire dai 4-5 mesi, ovvero quando il piccolo ha un apparato digerente più sviluppato e nella sua dieta iniziano a entrare i primi cibi solidi.
Il latte artificiale si presenta con due formulazioni: di inizio per i più piccoli e di proseguimento per lo svezzamento
Latte artificiale: formule d'inizio e di proseguimento
Il latte della mamma è sempre l’alimento migliore per il neonato, poiché contiene tutte le sostanze nutritive (grassi, proteine, zuccheri, vitamine e sali minerali) di cui ha bisogno nelle giuste proporzioni. Tuttavia, in certi casi, diventa necessario ricorrere al latte artificiale. Le formulazioni sono di due tipi: di inizio per i più piccoli e di proseguimento per lo svezzamento, dai 4 mesi in su.
Le formule di inizio
Le formule di inizio del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 1 (perciò vengono dette di “tipo 1” o starting formula) e sono state studiate proprio per nutrire i neonati da zero fino a quattro mesi di vita.
Ecco le caratteristiche principali di questo tipo di latte: hanno un valore energetico tra 64 e 72 calorie circa per ogni 100 centimetri cubi; il loro contenuto di zuccheri è costituito dal solo lattosio (lo zucchero presente nel latte) o anche da maltodestrine (zuccheri che, oltre a fornire un buon contenuto energetico, vengono assorbiti rapidamente da parte del-l’organismo); contengono nelle giuste proporzioni gli acidi grassi essenziali Omega 6 e Omega 3, molto importanti in quanto l’organismo umano non è in grado di produrli da solo; contengono, infine, 1,2-1,9 grammi di proteine ogni 100 millilitri: fino a qualche anno fa questa percentuale era quasi doppia, ma recenti studi hanno dimostrato che, per rispondere ai fabbisogni di un bambino di questa età, non è necessario sovraccaricare il lavoro dei reni.
Le formule di proseguimento
Le formule di proseguimento del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 2 (perciò vengono dette di “tipo 2”) e possono venire offerte ai bambini a partire dai 4-5 mesi fino all’anno di vita. Intorno a questa età, infatti, il piccolo ha raggiunto una maggiore maturità dell’apparato digestivo e ha esigenze nutrizionali diverse rispetto a prima: comincia, infatti, anche lo svezzamento, cioè il passaggio graduale dal solo latte a un’alimentazione che comprende anche i primi cibi solidi.
No al latte di mucca
Le formule di proseguimento del latte artificiale rappresentano il miglior sostituto del latte di mucca, la cui introduzione è sconsigliata prima dell’anno, in quanto troppo povero di ferro o molto ricco di proteine. Rispetto al latte vaccino, queste formule hanno, infatti, un maggior contenuto di ferro, zuccheri, vitamine e acido linoleico (un acido grasso essenziale per l’organismo). Il contenuto di proteine è di poco superiore a quello delle formule di inizio, mentre la presenza di grassi è minore.
In polvere o diluito
In commercio esistono formule in polvere, che vanno diluite prima del consumo, e latti invece già diluiti, quindi pronti per l’uso. I tipi più diffusi in Italia sono comunque quelli in polvere che hanno il vantaggio di durare a lungo e di avere un ingombro limitato. Quelli diluiti, invece, danno più problemi di “scorta”, ma hanno il vantaggio di non lasciare margini di errore durante la diluizione: non si rischia, cioè, di preparare un latte troppo denso o, al contrario, troppo leggero.
Latte per casi particolari
Esistono alcuni tipi di latte adatti ai bambini che hanno sviluppato un’allergia a questo alimento (che si manifesta con eruzioni cutanee, vomito e diarrea) o che presentano alcuni problemi della prima infanzia, come il rigurgito. In questo caso il pediatra potrà consigliare tipi speciali di latte (i delattosati, gli idrolisati, il latte di soia, gli antirigurgito).
In breve
La “starting formula” e quella di “tipo 2”
Se per vari motivi il bebè va allattato con il biberon sin dalla nascita, la soluzione migliore è la “starting formula”, un preparato studiato per fornire i giusti principi nutritivi ai neonati da zero a 4 mesi di vita. La formula di “tipo 2”, invece, è indicata a partire dai 4-5 mesi, ovvero quando il piccolo ha un apparato digerente più sviluppato e nella sua dieta iniziano a entrare i primi cibi solidi.
Re: Allattamento
Latte artificiale: quando è necessario il biberon
Quando, per problemi di vario genere, non è possibile attaccare il piccolo al seno della mamma, si deve ricorrere al latte artificiale. Non ha le stesse qualità di quello materno, ma ha comunque altre virtù
Il latte della mamma è sempre l’alimento migliore per il neonato, poiché contiene tutte le sostanze nutritive (grassi, proteine, zuccheri, vitamine e sali minerali) di cui ha bisogno nelle giuste proporzioni. Tuttavia, in certi casi, diventa necessario ricorrere al latte artificiale. In particolare, la somministrazione al piccolo di latte con il biberon, diviene inevitabile in presenza di problemi sia della mamma (il suo latte non è sufficiente oppure soffre di ragadi
o mastite, che rendono troppo doloroso l’allattamento al seno, sia del piccolo (non riesce a succhiare bene o, per qualche altro motivo, rifiuta il seno della mamma, o in casi di allergia o rigurgito).
La decisione di sospendere o, come capita più spesso, interrompere temporaneamente l’allattamento al seno per passare al latte artificiale deve essere presa dal pediatra. Può capitare anche che ci sia un periodo di allattamento cosiddetto “misto”, in cui appunto si alterna l’allattamento al seno a quello con il biberon.
Come è fatto
Il latte artificiale, o formulato, è un latte di mucca adattato, cioè reso più digeribile (in quanto sono stati tolti alcuni elementi che affaticherebbero troppo organi delicati come fegato e reni) in modo da rispondere alle esigenze nutrizionali di un bambino così piccolo: fino all’anno di età, infatti, il latte vaccino, che per natura è perfetto per nutrire i vitellini, non è adatto all’alimentazione dei cuccioli d’uomo. Per quanti progressi siano stati fatti negli ultimi anni, il latte artificiale non è in grado di riprodurre in modo perfetto le caratteristiche di quello materno: se per equilibrio dei vari nutrienti è ormai molto simile, non ha però la capacità di trasmettere i preziosi anticorpi che possiede il latte materno. Non per questo, però, bisogna sentirsi in colpa se, per diverse ragioni, non si può allattare al seno il proprio bambino: se è vero che i piccoli nutriti al seno sviluppano una migliore resistenza del sistema immunitario (cioè di difesa dell’organismo), questo non significa che gli altri automaticamente si ammaleranno o che saranno allergici.
Le formulazioni sono di due tipi: di inizio per i più piccoli e di proseguimento dai 4-6 mesi fino all’anno di età.
In breve
Quando il biberon è una scelta obbligata
Può accadere che la mamma a causa di una scarsa produzione di latte o per un problema di ragadi e mastite sia costretta ad allattare il bebè artificialmente. Il latte artificiale è un latte di mucca adattato, ovvero più digeribile, ed è studiato per le esigenze nutrizionali del neonato pur non avendo la stessa capacità di trasmettere i fondamentali anticorpi che possiede il latte materno.
Quando, per problemi di vario genere, non è possibile attaccare il piccolo al seno della mamma, si deve ricorrere al latte artificiale. Non ha le stesse qualità di quello materno, ma ha comunque altre virtù
Il latte della mamma è sempre l’alimento migliore per il neonato, poiché contiene tutte le sostanze nutritive (grassi, proteine, zuccheri, vitamine e sali minerali) di cui ha bisogno nelle giuste proporzioni. Tuttavia, in certi casi, diventa necessario ricorrere al latte artificiale. In particolare, la somministrazione al piccolo di latte con il biberon, diviene inevitabile in presenza di problemi sia della mamma (il suo latte non è sufficiente oppure soffre di ragadi
o mastite, che rendono troppo doloroso l’allattamento al seno, sia del piccolo (non riesce a succhiare bene o, per qualche altro motivo, rifiuta il seno della mamma, o in casi di allergia o rigurgito).
La decisione di sospendere o, come capita più spesso, interrompere temporaneamente l’allattamento al seno per passare al latte artificiale deve essere presa dal pediatra. Può capitare anche che ci sia un periodo di allattamento cosiddetto “misto”, in cui appunto si alterna l’allattamento al seno a quello con il biberon.
Come è fatto
Il latte artificiale, o formulato, è un latte di mucca adattato, cioè reso più digeribile (in quanto sono stati tolti alcuni elementi che affaticherebbero troppo organi delicati come fegato e reni) in modo da rispondere alle esigenze nutrizionali di un bambino così piccolo: fino all’anno di età, infatti, il latte vaccino, che per natura è perfetto per nutrire i vitellini, non è adatto all’alimentazione dei cuccioli d’uomo. Per quanti progressi siano stati fatti negli ultimi anni, il latte artificiale non è in grado di riprodurre in modo perfetto le caratteristiche di quello materno: se per equilibrio dei vari nutrienti è ormai molto simile, non ha però la capacità di trasmettere i preziosi anticorpi che possiede il latte materno. Non per questo, però, bisogna sentirsi in colpa se, per diverse ragioni, non si può allattare al seno il proprio bambino: se è vero che i piccoli nutriti al seno sviluppano una migliore resistenza del sistema immunitario (cioè di difesa dell’organismo), questo non significa che gli altri automaticamente si ammaleranno o che saranno allergici.
Le formulazioni sono di due tipi: di inizio per i più piccoli e di proseguimento dai 4-6 mesi fino all’anno di età.
In breve
Quando il biberon è una scelta obbligata
Può accadere che la mamma a causa di una scarsa produzione di latte o per un problema di ragadi e mastite sia costretta ad allattare il bebè artificialmente. Il latte artificiale è un latte di mucca adattato, ovvero più digeribile, ed è studiato per le esigenze nutrizionali del neonato pur non avendo la stessa capacità di trasmettere i fondamentali anticorpi che possiede il latte materno.
Re: Allattamento
Benefici dell’allattamento al seno: vantaggi superiori agli svantaggi
Vantaggi e svantaggi dell’allattamento al seno, tra i benefici ci sono anche effetti positivi sulla salute del cuore e sulla prevenzione di malattie cardiache
I benefici dell’allattamento al seno sono tantissimi e diversi, dalla prevenzione delle malattie al corretto sviluppo e al benessere emotivo del bimbo. E oggi se ne aggiunge uno in più, confermato da un recente studio internazionale: protegge la salute, anche futura, del cuore.
Un aiuto per il cuore
Bastano infatti tre mesi di allattamento al seno in via esclusiva per ottenere benefici per tutta la vita per quanto riguarda il cuore e la circolazione. In questo modo il latte materno diventa veramente un grande fattore di prevenzione delle malattie cardiocircolatorie e cardiovascolari in età adulta. La connessione tra latte materno e buona salute è, dunque, sempre più stretta e continuamente comprovata da ricerche e indagini medico-scientifiche.
Allattamento più “potente” delle statine
I benefici dell’allattamento al seno, addirittura, supererebbero gli effetti positivi delle statine, farmaci usati da tempo per le persone con problemi cardiocircolatori, nella prevenzione delle malattie cardiache in età adulta. Nella fattispecie, la composizione unica del latte materno svolgerebbe una vera e propria azione antinfiammatoria preventiva anche su diabete e malattie di tipo metabolico.
Riduce le infiammazioni nell’organismo
Tali conclusioni derivano da uno studio della Washington University, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences. Questa ricerca ha evidenziato come l’allattamento materno riesca a ridurre i livelli di proteina C reattiva nel sangue. Quest’ultima è strettamente correlata a problemi cardiovascolari e a ostruzione delle arterie. Proprio la proteina C reattiva, infatti, è considerata il biomarcatore per eccellenza, cioè il segnale più importante, delle malattie cardiache. A oggi, le statine sono sempre state considerate il mezzo migliore per abbassare la produzione della proteina C reattiva e prevenire danni a cuore e arterie. Riuscire a farlo fin dalla nascita con il latte materno potrebbe essere la migliore arma di prevenzione.
È un mezzo di prevenzione globale
Dopo questo studio, vi sono ulteriori ottime ragioni per allattare a lungo e in modo esclusivo al seno. Ovvero, l’allattamento materno sta assumendo sempre più il ruolo della prevenzione globale ottimale, oltre che della migliore nutrizione per il bebé. Senza contare che apporta benefici anche alla mamma.
In via esclusiva per i primi sei mesi
L’allattamento al seno, dunque, è così importante che l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, lo consiglia in via esclusiva fino ai 6 mesi di età, per i bambini di tutto il mondo, in quanto ha una composizione ottimale per l’organismo del bebè. E anche quando si inizia lo svezzamento, se possibile, sarebbe bene non abbandonarlo del tutto ma continuare almeno fino all’anno di età. Sembra infatti che aiuti in questo modo a tollerare meglio i nuovi alimenti e a evitare le allergie. Per tutti questi motivi viene consigliato sin dai corsi preparto ed è incentivato da divulgazione e formazione gratuita nei reparti di ostetricia e puerperio.
In breve
ALZA LE DIFESE IMMUNITARIE
È provato da numerosi studi scientifici che essere allattati esclusivamente al seno almeno per i primi sei mesi di vita, comporta migliori difese immunitarie, un accrescimento corretto del peso e dell’altezza nonché una profonda e appagante relazione emotiva mamma-bambino.
Vantaggi e svantaggi dell’allattamento al seno, tra i benefici ci sono anche effetti positivi sulla salute del cuore e sulla prevenzione di malattie cardiache
I benefici dell’allattamento al seno sono tantissimi e diversi, dalla prevenzione delle malattie al corretto sviluppo e al benessere emotivo del bimbo. E oggi se ne aggiunge uno in più, confermato da un recente studio internazionale: protegge la salute, anche futura, del cuore.
Un aiuto per il cuore
Bastano infatti tre mesi di allattamento al seno in via esclusiva per ottenere benefici per tutta la vita per quanto riguarda il cuore e la circolazione. In questo modo il latte materno diventa veramente un grande fattore di prevenzione delle malattie cardiocircolatorie e cardiovascolari in età adulta. La connessione tra latte materno e buona salute è, dunque, sempre più stretta e continuamente comprovata da ricerche e indagini medico-scientifiche.
Allattamento più “potente” delle statine
I benefici dell’allattamento al seno, addirittura, supererebbero gli effetti positivi delle statine, farmaci usati da tempo per le persone con problemi cardiocircolatori, nella prevenzione delle malattie cardiache in età adulta. Nella fattispecie, la composizione unica del latte materno svolgerebbe una vera e propria azione antinfiammatoria preventiva anche su diabete e malattie di tipo metabolico.
Riduce le infiammazioni nell’organismo
Tali conclusioni derivano da uno studio della Washington University, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences. Questa ricerca ha evidenziato come l’allattamento materno riesca a ridurre i livelli di proteina C reattiva nel sangue. Quest’ultima è strettamente correlata a problemi cardiovascolari e a ostruzione delle arterie. Proprio la proteina C reattiva, infatti, è considerata il biomarcatore per eccellenza, cioè il segnale più importante, delle malattie cardiache. A oggi, le statine sono sempre state considerate il mezzo migliore per abbassare la produzione della proteina C reattiva e prevenire danni a cuore e arterie. Riuscire a farlo fin dalla nascita con il latte materno potrebbe essere la migliore arma di prevenzione.
È un mezzo di prevenzione globale
Dopo questo studio, vi sono ulteriori ottime ragioni per allattare a lungo e in modo esclusivo al seno. Ovvero, l’allattamento materno sta assumendo sempre più il ruolo della prevenzione globale ottimale, oltre che della migliore nutrizione per il bebé. Senza contare che apporta benefici anche alla mamma.
In via esclusiva per i primi sei mesi
L’allattamento al seno, dunque, è così importante che l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, lo consiglia in via esclusiva fino ai 6 mesi di età, per i bambini di tutto il mondo, in quanto ha una composizione ottimale per l’organismo del bebè. E anche quando si inizia lo svezzamento, se possibile, sarebbe bene non abbandonarlo del tutto ma continuare almeno fino all’anno di età. Sembra infatti che aiuti in questo modo a tollerare meglio i nuovi alimenti e a evitare le allergie. Per tutti questi motivi viene consigliato sin dai corsi preparto ed è incentivato da divulgazione e formazione gratuita nei reparti di ostetricia e puerperio.
In breve
ALZA LE DIFESE IMMUNITARIE
È provato da numerosi studi scientifici che essere allattati esclusivamente al seno almeno per i primi sei mesi di vita, comporta migliori difese immunitarie, un accrescimento corretto del peso e dell’altezza nonché una profonda e appagante relazione emotiva mamma-bambino.