Pensieri e domande sulla tanto dibattuta questione dell’utero in affitto.
Qualche giorno fa una notizia di cronaca ha attirato la mia attenzione. Giovani disoccupate che per mille euro si sottoponevano a un ciclo di bombardamento ormonale, al fine di farsi prelevare ovuli destinati alla fecondazione eterologa. Per altri 500 euro portavano un’amica disposta allo stesso trattamento.
Una storia di povertà, emarginazione, corpo mercificato e medici pronti a capitalizzare la disperazione.
Una storia che non è tanto lontana da quella di indiane, cinesi e thailandesi che per pochi spiccioli mettono a disposizione il proprio utero, affinché faccia da culla ai figli di coppie dei Paesi ricchi.
INDIA-POLITICS-HEALTH-SURROGACY
Solo che le protagoniste sono italiane. Lo scenario, una clinica milanese.
L’orrore è tanto. Eppure, non per questo rimetterei in discussione la pratica della fecondazione eterologa, divenuta nuovamente possibile in Italia nel 2014.
Da sempre, le innovazioni scientifiche spalancano voragini etiche.
Persino la donazione di organi, passaggio epocale nella storia della medicina, ha aperto le porte a un macabro mercato nero.
Vietare l’accesso a queste pratiche mediche è davvero la strada per opporsi al cattivo uso che se ne può fare?
Nel caso della maternità surrogata, o utero in affitto, c’è una fortissima richiesta e c’è un mercato senza scrupoli pronto a soddisfarla. Mi chiedo se legalizzarla non sia il miglior modo per imporre regole etiche, per impedire che questa pratica esca dai confini del “dono”, per proibire che venga attuata in cambio di un corrispettivo economico.
È una domanda semplice, a cui il dibattito in corso, intriso com’è di ideologia, non riesce a dare risposta.
Sì, lo so. Il problema è che non riusciamo a empatizzare con il bisogno che è all’origine della maternità surrogata. Perché voler essere genitori per forza?
Io non lo so. Così ho letto le storie di chi ha donato l’utero gratuitamente e di chi ha ricevuto il dono.
Sono storie di infinito amore, da entrambe le parti.
Dopo averle lette ho capito una sola cosa. Che non me la sento di giudicare un bisogno di genitorialità, per il solo fatto che a me sia ignoto.

Utero in affitto: e se legalizzarlo ci aiutasse a viverlo pe
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